Parole, parole, parole...

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..."Ma il guajo è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto."...

Pirandello, Uno, nessuno e centomila

Parliamo di parole, un argomento immenso e affascinante, che può essere affrontato da innumerevoli punti di vista. In questo caso mi riferisco a parole che si traducono nella mente dell'ascoltatore in concetti diversi da quelli che voleva esprimere il parlante. Per cui nascono reazioni completamente diverso da quelle previste, e nascono incomprensioni ed equivoci.

                                                                                                                                    

I motivi possono essere infiniti, dalla scelta di  un registro linguistico non  adeguato alle conoscenze dell'ascoltatore, al dare per scontato che l'interlocutore la pensi nello stesso modo, o ancora per i propri preconcetti personali. 

Certe volte è divertente quello che viene fuori, altre un po' meno: è frustrante e fa passare la voglia di condividere i propri pensieri, soprattutto quando capita a una coppia. 

Ci sono tanti libri interessanti sull'argomento,uno che mi è piaciuto in modo particolare è "Istruzioni per rendersi infelici" di Paul Watzlawick, un libro veloce e divertente sui fraintendimenti più comuni fra le coppie. Mi ritrovo in tutti gli esempi che fa, ho dovuto rileggere un po' di situazioni con occhi molto diversi, ma molto, molto, divertiti.